COSTITUZIONE ITALIANA
Art. 21.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
LEGGE LEVI-PRODI
Art. 7
(Attività editoriale su internet)
1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che
svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione
delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera
responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.
Ingenuamente ancora mi domando come sia possibile.
Un giorno il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Franco Levi, si alza e decide di presentare un disegno di legge che non farebbe altro che censurare/ limitare il fantastico mondo di internet in Italia (un pò come in Cina).
E Già... Perchè tutti quegli Italiani che, come il nostro sottosegretario alla presidenza del consiglio, si sono alzati una mattina, e avevano deciso che era arrivato per loro il momento di aprirsi un blog, magari per partecipare alla vita anche tramite il fantastico mondo di internet, tecnicamente non potrebbero più farlo a meno che, chiunque volesse aprire un blog o un sito, dovrebbe:
registrarlo al ROC (un registro dell’Autorità delle Comunicazioni)
produrre dei certificati;
pagare un bollo.
E obbligherebbe chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
...anche se fa informazione senza fine di lucro.
Dopo una serie di proteste da parte noti personaggi (vedi Beppe Grillo), da parte della Rete, da parte di pochi Politici...
-“mi prendo la mia parte di responsabilità per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo...che autorizza interpretazioni estensive che potrebbero limitare l’attività di molti siti e blog. Molto meglio lasciare le regole attuali...”
- “È una legge liberticida, contro l'informazione libera e contro i blogger che ogni giorno pubblicano articoli mai riportati da giornali e televisioni.”
Antonio Di Pietro, Ministro delle Infrastrutture
...E come se non bastasse, dopo essere stati per l'ennesima volta nel mirino della critica estera internazionale!!!
Il nostro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio si è nuovamente svegliato e ha ben pensato di modificare l'articolo 7 della legge Levi-Prodi e...
"Sono esclusi dall'obbligo di iscrizione al Roc i soggetti che accedono ad internet o operano su internet in forme o con prodotti, come i siti personali o ad uso collettivo che non costituiscono un'organizzazione imprenditoriale del lavoro".
Ma che vuol dire? ...e chi inserisce pubblicità nel suo blog, così com'è possibile fare qui..?
Non ci voglio credere che ancora una volta ci toccherà sperare che, magrari, il signor Levi una di queste mattine si svegli e decida di eliminare del tutto l'articolo 7 .
"Parliamoci chiaro, le nostre leggi sull'ordinamento della professione giornalistica per tanti aspetti si collegano alla struttura del fascismo a cominciare dalla figura del direttore responsabile (io l'ho ricoperta per quasi vent'anni) che non esiste in nessun'altra legislazione del mondo. Una figura derivata da un ordinamento in cui i direttore responsabile era nominato da un partito politico autoritario e onnipotente, in contrapposizione all'editore e mantenuto con privilegi economici, ma senza il controllo politico della testata". Giovanni Spadolini. Citazione tratta dal libro "Come si diventa giornalista" - Piero Morganti - Ed.Einaudi